Razionalizzazione dell’offerta formativa: L’Ateneo deve necessariamente affrontare una razionalizzazione della sua offerta didattica intesa non necessariamente come una riduzione dei corsi di studio ma come riorganizzazione efficiente degli stessi. Bisogna, comunque, riflettere sulla sostenibilità della nostra offerta didattica rispetto ai requisiti quali-quantitativi previsti dal D.M. 1059. Vorrei anche aprire un dibattito nei Corsi di Studio su come utilizzare un’equilibrata sinergia tra la didattica tradizionale (con l’inserimento degli “indirizzi” nell’ambito dell’offerta formativa di un corso di studi) e più moderne forme di erogazione della didattica a distanza.
Strutture didattiche: l’attuale scenario dei Dipartimenti è da ritenersi consolidato ed è impensabile, all’alba della visita per l’accreditamento di sede, modificare tale situazione. È, viceversa, necessario nell’immediato sviluppare politiche e modelli organizzativi per la didattica che, partendo da questo presupposto, sviluppino strategie per compensare le deficienze emerse nel nostro attuale modello organizzativo.
Il sistema di assicurazione della qualità della didattica: I documenti fondamentali per la start-up di un processo di assicurazione della qualità sono “il documento di organizzazione” ed “il piano strategico” di Ateneo. Non è possibile redigere questi documenti in assenza di un vero modello organizzativo e, soprattutto, senza fissare gli obiettivi da raggiungere. Il documento organizzativo deve ovviamente tra l’altro definire le struttura didattica e di ricerca dell’Ateneo, mentre il piano strategico deve evidenziarne i punti di forza e di debolezza e porre in essere una strategia per esaltare i primi e rafforzare i secondi. Allo stato attuale entrambi i documenti non sono stati predisposti a causa di una visione non convergente sull’organizzazione didattica dell’Ateneo, soprattutto all’interno dell’area economica, con un conseguente animato dibattito. Considerata l’importanza che l’offerta dell’area economica (12 corsi di studio su 29) e la sua attrattività per la platea studentesca, la problematica è di primaria importanza.
Ho avuto modo di esprimere in vari documenti il mio punto di vista, basato sull’esperienza che un sistema di assicurazione della qualità si costruisce sul semplice sviluppo del concetto di “definire in modo chiaro e preciso i ruoli e i processi del sistema”. L’attuale organizzazione didattica non permette di definire questi ruoli e questi processi a causa dell’aggregazione interdipartimentale della docenza in corsi di laurea che viceversa sono gestiti esclusivamente da singoli dipartimenti. Invito chiunque necessiti di ulteriori approfondimenti a consultare la relazione sulle strutture di secondo livello presente sul Portale nella sezione “delibere degli OO.CC:”. Superato questo impasse, sarà semplice redigere tutte le procedure di assicurazione della qualità previste dai nuovi indicatori e dai punti di attenzione dell’ANVUR, su cui, peraltro, il Presidio di Qualità sta già attivamente lavorando. Sottolineo che la proposta del nuovo modello di accreditamento ANVUR prevede solo 4 indicatori e la verifica su soli 4 corsi di studio.
Ritengo, inoltre, strategico formulare nell’ambito della predisposizione del processo di assicurazione della qualità, le seguenti proposte: a) continuare il processo di formazione del personale tecnico amministrativo dei Dipartimenti per supportare più efficacemente i presidenti dei corsi di studio, b) migliorare il flusso d’informazioni tra l’Ufficio sistemi informativi, i Dipartimenti ed i corsi di studio, c) semplificare l’iter amministrativo con il supporto dell’informatica.
Le strutture di secondo livello: Considerata l’attuale configurazione dei Dipartimenti dell’area economica, si propone l’attivazione di una struttura di secondo livello in tale area. Tale scuola può rappresentare la sede istituzionale più idonea per la predisposizione di un’offerta formativa organizzata, efficiente e sostenibile. Tale processo deve avvenire in maniera unitaria e condivisa, coinvolgendo tutti gli attori del processo formativo superando le logiche divisive fino ad ora emerse. Ho la personale convinzione che da tale processo l’offerta formativa dell’area economica ne uscirà potenziata e, conseguentemente, con una maggiore forza attrattiva. Nella definizione di tale struttura appare, però, a mio avviso necessario tenere nella giusta e doverosa considerazione gli impegni presi nel lontano 2010 dall’Ateneo nei confronti di una parte dell’area giuridica e di una parte della stessa area economica, di cui, peraltro, sono stato testimone.
Più in generale, è mia personale ferma convinzione che la forma di aggregazione didattica offerta dalle strutture di secondo livello costituisca un valore aggiunto e non una inutile complicazione amministrativa. La possibile formulazione di proposte di corsi di studio multidisciplinari per i quali, citando l’intervento del Ministro Giannini nella riunione CRUI del 17.03.2016, saranno rilassati i vincoli qualitativi, in prospettiva possono rappresentare una possibile caratterizzazione didattica per il nostro Ateneo. In ogni caso, pur preparandosi per possibili scenari futuri, le “scuole” offrono la possibilità:
- di costituire strutture per naturali aggregazioni culturali di aree presenti in più dipartimenti nell’ottica di superare vetuste ed anacronistiche divisioni deleterie per un Ateneo delle nostre dimensioni;
- di garantire in alcuni casi un uniforme carico didattico agli insegnamenti di base di aree comuni, in quanto questi potrebbero essere assegnati non basandosi sull’inserimento dell’insegnamento in un corso di studi ma su di un’equa distribuzione del numero di studenti;
- di garantire una più funzionale collocazione didattica di alcuni docenti ampliando contestualmente le possibilità culturali delle varie offerte formative;
- di garantire la gestione efficiente della logistica e soprattutto dei servizi didattici per gli studenti;
pertanto, è un mio impegno chiedere ai soggetti interessati, nel rispetto di un normale processo democratico di scelta, di discutere la possibile attivazione di 3 strutture di secondo livello: una nell’area economico-giuridica, una nell’area dell’ingegneria e delle scienze applicate ed una nell’area delle scienze della vita (denominazioni ovviamente provvisorie).
La qualità della didattica: La Qualità della didattica rappresenta la capacità di dare risposte adeguate alle aspettative di tutti i soggetti che sono coinvolti nel processo formativo: studenti, docenti e mondo del lavoro. Per quanto riguarda gli studenti è indispensabile dare il dovuto peso alle loro opinioni nella gestione della didattica. I questionari forniscono un mezzo per esprimere opinioni nei confronti della qualità delle attività formative e costituiscono un importante strumento di miglioramento. è indispensabile attivare procedure più incisive affinché i docenti tengano nella giusta considerazione questo strumento. Per quanto riguarda i docenti è necessario rendere più omogenei i carichi didattici, soprattutto delle materie di base, dove i grandi numeri rischiano di impedire una didattica qualitativamente sostenibile. Infine, è indispensabile confrontarsi non in maniera formale con le esigenze del mondo del lavoro locale e nazionale, ma ascoltandone le esigenze affinché la nostra offerta formativa non sia avulsa dalla realtà di contesto (cfr. ad esempio l’offerta formativa per il Terziario).
Le nuove forme di didattica I: Nel nostro Ateneo il rapporto tra studenti e docenti è stato da sempre caratterizzato da un’interazione costante, mirata alla risoluzione non solo delle problematiche strettamente collegate alle materie d’insegnamento, ma anche al superamento delle difficoltà di tipo logistico/organizzativo relative alla gestione della carriera universitaria dello studente. È importante potenziare questa caratteristica distintiva dell’Ateneo, che rappresenta un vantaggio competitivo nel panorama globale dell’offerta formativa universitaria. Intendo pertanto fornire – in affiancamento e mai in sostituzione dell’offerta formativa istituzionale – una serie di servizi aggiuntivi di didattica integrativa, basati sulle più moderne tecnologie informatiche per la formazione a distanza (in particolare – ed in linea con le indicazioni dell’Agenzia per l’Italia digitale miranti a favorire la diffusione del software Open Source nella Pubblica Amministrazione – la piattaforma Moodle). Ciò consentirà di migliorare la qualità del servizio offerto agli studenti mediante una maggiore interazione “virtuale” tra docente e studente, valorizzando al tempo stesso le competenze che sono state acquisite dal corpo docente e dal personale tecnico dell’Ateneo che nel corso degli anni si sono impegnati in numerosi progetti di apprendimento permanente (o lifelong learning), finanziati da enti e ministeri vari. Successivamente – e comunque a valle di un’accurata attività di valutazione dei risultati raggiunti – si potrà prendere in considerazione anche la possibilità di estendere l’offerta formativa dell’ateneo utilizzando tali tecnologie.
Le nuove forme di didattica II : Il progetto blended, inserito nell’ambito del programma triennale 2013-2015 per 6 corsi di studio si è concretizzato in prodotti didattici di buon livello. Per verificare gli effettivi ritorni di questa iniziativa è opportuno inserire nel questionario di valutazione degli insegnamenti, dove è stato predisposto il materiale blended, il quesito se gli studenti hanno effettivamente avuto dei vantaggi nella preparazione delle verifiche di profitto consultando tale materiale. Nel caso di riscontro positivo si estenderà, nella nuova programmazione triennale 2016-2018, il progetto anche agli altri corsi di studio esclusi nella prima fase. Tra le altre forme di supporto alla didattica si propone di utilizzare un software per il customer care integrato coi principali social network e la creazione di una web-TV di Ateneo (cfr sezione strategie di comunicazione).
L’offerta formativa per il Terziario: Al fine di accentuare la propria caratterizzazione culturale, l’Ateneo deve anche seguire con attenzione l’evoluzione della didattica del Terziario, che attualmente si basa sulla creazione degli Istituti Tecnici Superiori (ITS) “scuole ad alta specializzazione tecnologica”, nate per rispondere alla domanda delle imprese di nuove ed elevate competenze tecniche e tecnologiche. L’attuale successo degli ITS si basa sull’elevata partecipazione delle imprese alla formazione dei discenti che culmina in uno stage di formazione di un anno presso le aziende. Il ruolo delle università all’interno degli ITS, pur essendo previsto, è stato fino ad ora marginale. Filiere o poli che aggreghino in maniera sinergica: a) le scuole; b) gli ITS con un doppio percorso formativo: quello tradizionale biennale e quello triennale, quest’ultimo con una presenza di insegnamenti universitari che possono essere riconosciuti in sede di iscrizione ad un corso di laurea di riferimento, ed infine c) l’università e d) il mondo del lavoro, hanno l’indubbio vantaggio di creare legami solidi e duraturi in termini di “orientamento” in ingresso ed in uscita, oltre a fornire una precisa caratterizzazione dell’Ateneo.
Un progetto fondato su queste basi è stato già predisposto dall’Ateneo con Confitarma nel settore dell’armamento navale, che ha l’esigenza della formazione di comandanti di plancia, di comandanti di macchina e di ufficiali elettrotecnici (quest’ultima figura a partire dal 2017, visti i recenti accordi di Manila).
La scelta di creare un cosiddetto “polo del mare” non è casuale, considerate le tradizioni dell’Ateneo, la specificità del corso di laurea in Scienze Nautiche ed Aeronautiche ma soprattutto in funzione del job placement che vede il 50% della flotta italiana concentrato in Campania.
Confrontando il più recente documento “Economia e Industria in Campania – dinamiche e caratteristiche” del Nucleo di Valutazione e Verifica degli Investimenti Pubblici della Regione Campania con il censimento di INDIRE sugli ITS per regione, si può desumere che un’analoga operazione può essere progettata anche sul polo delle Tecnologie innovative per i Beni e le Attività Culturali/Turismo e nel campo della Biomedica.
Life long learning: Nel documento “Linee di indirizzo – Università e Apprendimento permanente” del MIUR, il ruolo di sviluppo delle strategie del life long learning, e in particolare, il collegamento tra la formazione universitaria e la formazione professionale, viene affidato a specifici centri (CAP). I CAP hanno il compito di “organizzare i servizi per le persone e per le organizzazioni relative a percorsi formativi articolati, su base individuale e/o sulla base delle esigenze delle organizzazioni, per aiutare le persone nel loro sviluppo professionale”. Allo stato attuale solo poche Università hanno istituito questi centri.
Propongo di attivare CAP rivolti al mondo delle professioni in modalità blended (mista telematica e frontale). Tale modalità presenta l’indubbio vantaggio di non costringere sempre i discenti ad una totale didattica frontale, nella maggior parte dei casi, non compatibile con i loro impegni professionali. La formazione continua è, però, attualmente gestita dagli Ordini che possono garantire facilmente l’utenza per questi corsi, nonché di individuare le tematiche di maggiore interesse per lo svolgimento del percorso di aggiornamento. è, quindi, necessario un coinvolgimento o anche la partnership di questi Ordini affinché questa idea progettuale possa concretizzarsi con successo.